La Menorà: culto, storia e mito

Braccio di Carlo Magno (Musei Vaticani)
Museo Ebraico di Roma (Tempio Maggiore)

15 maggio – 23 luglio 2017

La mostra vede per la prima volta la cooperazione tra lo Stato della Città del Vaticano e la Comunità Ebraica di Roma, realizzando un’iniziativa dall’alto profilo istituzionale sotto le insegne dell’unità, della reciproca comprensione e del dialogo interreligioso.
L’esposizione racconta attraverso le arti figurative (all’incirca 130 opere) la storia plurimillenaria, incredibile e sofferta, della Menorà: il Candelabro a sette bracci fatto forgiare in oro puro da Mosé per espresso volere del Signore, come è raccontato nel libro dell’Esodo, per essere collocato nel primo Tempio di Gerusalemme insieme agli altri arredi sacri in nome dell’alleanza con il popolo di Israele. Il peregrinare nei secoli e nei luoghi più lontani di questa mitica Lampada, così come fu per il popolo ebraico di cui simboleggia l’antico destino, ci restituisce une delle vicende più suggestive della storia dell’uomo degli ultimi tremila anni. Una vicenda che dalla storia si perde nel mito e nella leggenda.
L’avvincente storia della Menorà è ricostruita in mostra con un percorso ricco, costellato di capolavori e importanti opere d’arte che vanno dall’antichità al XXI secolo spaziando dalla scultura alla pittura, dagli arredi architettonici alle arti decorative, dai manoscritti alle illustrazioni librarie medievali e rinascimentali.
Roma, ineluttabilmente, è il luogo predestinato ad ospitare questa mostra. È infatti nella capitale dell’impero romano che la Menorà, inaugurando il suo lungo peregrinare, giunse nel 70 dell’era moderna dopo la distruzione del Tempio di Gerusalemme perpetrata dalle truppe romane di Tito, come tramandato dal celebre rilievo dell’arco omonimo fatto erigere a Roma alle pendici settentrionali del Palatino e dai racconti dello storico Giuseppe Flavio contenuti nei volumi della Guerra Judaica. Condotta a Roma in trionfo dalle truppe imperiali, la Menorà, insieme agli altri arredi sacri trafugati dal secondo Tempio, quello eretto dopo la distruzione del primo per mano di Nabucodonosor II di Babilonia nel 586 avanti l’era moderna, quando con ogni probabilità fu distrutta anche la prima originaria Menorà riconducibile al racconto biblico, finì come trofeo nel Templum Pacis edificato ai Fori per celebrare la conclusione vittoriosa della guerra giudaica. Ma soprattutto fu a Roma, in piena età imperiale, che la Menorà divenne il simbolo identitario più potente e rappresentativo della cultura e della religione ebraiche, nello stesso momento in cui vi prendevano forma definitiva i simboli del cristianesimo. Da allora, divenuta emblema del giudaismo, tangibile evocazione della luce divina, dell’ordine cosmico della creazione e dell’antica alleanza, simbolo del roveto ardente, dell’albero della vita, oppure testimonianza del Sabato biblico, la Menorà comparve raffigurata in ogni dove, in oriente e in occidente: catacombe ebraiche a Roma, sarcofaghi, iscrizioni tombali, graffiti, monete, vetri decorati in oro, monili e gioielli. Questa enorme proliferazione sarà esaustivamente rappresentata in mostra con opere uniche, suddivise in un percorso scandito cronologicamente, che dal primo secolo dell’era moderna arriverà fino al XX, quando la Menorà farà la sua comparsa sullo stemma del neonato stato di Israele.
Roma è anche la città in cui della Menorà si persero per sempre le tracce storiche nel V secolo, quando fu razziata dai Vandali di Genserico durante il sacco del 455, forse trasferita a Cartagine e successivamente – ma questo non è certo – a Costantinopoli. Da allora, sempre più avvolta dal mistero, la Menorà svanì nel nulla per sempre, a dispetto delle mille saghe che nei secoli hanno cercato invano di perpetuarne la vita materiale. Da allora tutti i racconti relativi al Candelabro a sette bracci trasmigrano nella leggenda, con tutte quelle suggestive e rocambolesche declinazioni, ambientate tra Medioevo e Novecento, che saranno nella loro interezza rievocate in mostra.
Su un altro versante, la mostra affronterà anche un altro, decisivo aspetto riguardante la storia della Menorà: in età medievale, a partire esattamente e non casualmente dal periodo carolingio, l’arte cristiana riprese molto puntualmente le forme della Menorà per la creazione di quei candelabri a sette bracci posti in molte chiese a scopo liturgico. Anche questo sostanziale capitolo sarà debitamente sviluppato in mostra grazie alla presenza nel percorso di alcune testimonianze di grande rilievo risalenti al XIV e al XV secolo, come i monumentali candelabri del Santuario della Mentorella, del duomo di Prato e di quello di Pistoia, fino a due enormi candelabri del XVIII secolo provenienti da Palma de Maiorca (Museo Capitular, Catedral de Mallorca).
La mostra, che avrà contemporaneamente luogo nelle due sedi del Braccio di Carlo Magno dei Musei Vaticani e del Museo Ebraico di Roma, si articolerà dunque in tre grandi nuclei, a loro volta suddivisi in ulteriori sezioni. Il primo grande nucleo, articolato in tre sezioni (Visualizzare la Menorà; La Menorà nel tempio e nell’arte ebraica: iconografia e simbologia; La Menorà nell’arte antica da Gerusalemme a Roma), ricostruirà la Storia della Menorà dalla sua antichissima presenza nel Tempio di Gerusalemme fino alla sua dispersione a Roma, e cioè dall’antichità ai primi secoli dell’era moderna. Il secondo nucleo, strutturato in quattro sezioni (Dalla tarda antichità al Trecento; Il Rinascimento; La fortuna pittorica dal Seicento all’Ottocento; La Menorà nelle arti applicate ebraiche dal tardo medioevo agli albori del XX secolo), con un percorso avvincente e denso di opere d’arte inseguirà il mito della Menorà nel tempo e nello spazio dalla tarda antichità alle soglie del XX secolo, analizzandone con particolare attenzione da un lato l’appropriazione delle sue forme in seno al cristianesimo per la creazione di candelabri cerimoniali e, dall’altro, il suo perpetuarsi quale forte elemento aggregante del mondo, della cultura e dell’identità ebraiche. Una serie di dipinti ripercorrerà attraverso i secoli la fortuna della Menorà in epoca moderna. Dal Rinascimento, e fino a tutto l’Ottocento, la Menorà infatti fu spesso rievocata in pittura perché imprescindibilmente legata alla raffigurazione del Tempio di Gerusalemme. Il terzo nucleo (sviluppato in un’unica grande sezione: Dal primo dopoguerra al XXI secolo), infine, offrirà un’ampia panoramica sul XX e XXI secolo con varie raffigurazioni della Menorà ad opera di artisti di grandissimo livello, in un’epoca in cui la destrutturazione del linguaggio artistico e della semantica visiva ha fornito inedite forme espressive a questo straordinario simbolo, assurto anche a protagonista di capolavori della letteratura del XX secolo come Il candelabro sepolto di Stefan Zweig.
Per questo progetto sono stati concessi prestiti eccezionali dalle più prestigiose istituzioni museali nazionali e internazionali. Spiccano fra gli altri – oltre ai Musei Vaticani, al Museo Ebraico di Roma e a molti altri, rilevanti musei romani – il Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra, l’Israel Museum e la National Library of Israel di Gerusalemme, il Kunsthistorisches Museum e l’Albertina di Vienna, il Kupferstichkabinett di Berlino, il Jewish Museum di New York, il Franz Hals Museum di Haarlem, il Museo Sefardí di Toledo, la Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, i musei ebraici di Padova, Firenze, Napoli e Casale Monferrato, il Museo Archeologico di Napoli, la Biblioteca Palatina di Parma, l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Mentre tra le opere esposte figurano meraviglie e sorprendenti rarità come la grande pietra incisa a bassorilievo del I secolo proveniente dal sito dell’antica sinagoga di Magdala in Galilea, rinvenuta soltanto pochi anni fa, rarissimi vetri di epoca romana decorati in oro, sarcofagi e lapidi dalle catacombe ebraiche di Roma, la Bibbia di San Paolo di epoca carolingia, gli imponenti candelabri a sette bracci cristiani risalenti al XIV e al XV, argenti barocchi romani, dipinti di artisti sommi come Giulio Romano, Andrea Sacchi, Nicolas Poussin, Marc Chagall.
Grande importanza, infine, sarà data agli apparati didattici, in modo da coinvolgere concretamente bambini e giovani di ogni età sulla strada della conoscenza, del dialogo e della reciproca comprensione.
La mostra – per la cui realizzazione è stato allestito un gruppo di lavoro di studiosi di fama internazionale – è curata, coordinata e diretta da Arnold Nesselrath, Delegato per i Dipartimenti Scientifici ed i Laboratori di Restauro dei Musei Vaticani, da Alessandra Di Castro, Direttrice del Museo Ebraico di Roma, e da Francesco Leone, Professore Associato di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara.

Data

16 Mag 2017 - 23 Lug 2017
Concluso

Organizzatore

Museo Ebraico di Roma
Museo Ebraico di Roma
Telefono
+390668400661
Email
info@museoebraico.roma.it
Sito web
https://museoebraico.roma.it/
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