La nuova Sala degli argenti nasce dalla consapevolezza della Presidente della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma – Alessandra Di Castro- che valorizzare la collezione degli argenti cerimoniali ebraici significa incrementare il flusso turistico e l’offerta culturale del territorio della Città di Roma Capitale. La significatività storica dell’iniziativa è legata alla storia degli Ebrei di Roma e al suo patrimonio così prezioso e unico che rappresenta l’eredità di un popolo: è la memoria tangibile e intangibile di ciò che costituisce una fondamentale testimonianza della cultura e della tradizione ebraica.
Ed è proprio grazie al prezioso contributo della Regione Lazio che la Fondazione per il Museo Ebraico di Roma ha potuto realizzare una nuova sezione permanente all’interno del Museo Ebraico di Roma, dedicata prevalentemente all’esposizione della collezione degli argenti cerimoniali ebraici che sono stati, in questa occasione, anche restaurati e studiati. L’obiettivo della Fondazione per il Museo Ebraico di Roma è quello di curare e rendere visibile il valore intrinseco di un patrimonio unico valorizzandone la funzione culturale nonché sociale, contribuendo alla divulgazione della storia, delle tradizioni e della cultura ebraica verso un pubblico sempre più ampio. Le opere, gli oggetti, i tessuti e, nel caso specifico, gli argenti raccontano infatti la millenaria storia degli ebrei romani e della stessa città di Roma. La Sala degli Argenti diventa così una “camera delle meraviglie”, dove trova posto circa la metà dell’intera collezione degli argenti, composta da quattrocento esemplari risalenti ai secoli XVII, XVIII e XIX, e che fino a questo momento era conservata nei depositi del Museo. Sono tornati così alla luce e ad una pubblica fruzione manufatti che venivano usati nelle singoghe del ghetto, come corone, rimmonim e mezze corone, destinati ad adornare il rotolo della Legge, realizzati spesso en pendant dal medesimo argentiere. Insieme a yadot (indici) per seguire la lettura del Pentateuco, candelieri, lampade per la festa di Channukkà, calici, strumenti per la circoncisione, di tradizione sia sefardita che ashkenazita. Si tratta, dunque, di oggetti di enorme valore cultuale e non solo storico artistico. Sono il simbolo di una cultura plurimillenaria che a Roma ha trovato espressioni originali di un gruppo culturale che si autodefinisce Bn’ei Romi (Figli di Roma) a testimonianza di un legame con il territorio fino ad ora indissolubile.